Parliamo di real yield – ovvero “rendimento reale” – quando un protocollo DeFi utilizza una parte delle commissioni di trading dei suoi utenti per reindirizzarle ai possessori dei suoi token.
Ciò che rende il real yield diverso dalle precedenti forme di yield farming è che questo “dividendo” viene pagato in una criptovaluta ad alta capitalizzazione (come ad esempio ETH o AVAX), anziché nei token nativi della piattaforma. Ciò rende il rendimento “reale” in quanto il suo valore non viene gonfiato da emissioni eccessive del token del protocollo.

Un modello troppo aggressivo delle emissioni di propri token non è sostenibile e i progetti che lo applicano hanno spesso una vita breve. C’è un limite per quanto tempo i progetti possono fornire un “fake yield” prima che siano obbligati ad affrontare problemi di sostenibilità.
Fare affidamento sul “rendimento falso” o, in altre parole, sulle emissioni di propri token, è una pratica che si è rivelata altamente redditizia nel 2020 e nel 2021. I rendimenti sono stati ampiamente alimentati dai token nativi dei progetti, distribuiti a tassi non sostenibili.
Le pesanti emissioni di token riempiono il TVL e attraggono la liquidità: tuttavia, una volta rimosso l’incentivo, il valore reale di molti progetti inizia a vacillare. E una volta che il mercato delle criptovalute ha iniziato a mostrare debolezza questi token sono andati ai minimi storici, poiché mancavano di efficaci meccanismi in grado di sostenerne il prezzo.
Finché il prezzo di un token continua a salire, l’APR sta in piedi. Tuttavia, nella maggior parte degli scenari, ad un certo punto il prezzo smette di aumentare e inverte. Normalmente gli utenti (degen) DeFi passano da un progetto all’altro, puntando solo alle ricompense dei token e correndo contro il tempo per sbarazzarsene prima che lo facciano tutti gli altri.
Il progetto è quindi costretto a emettere più token per mantenere i suoi rendimenti e il suo ecosistema. E questo svaluta ulteriormente il token, spaventando gli investitori e accelerandone la fuga.
Ecco il motivo per cui un sistema basato su ricompense in real yield, elargite in coin ad altissima capitalizzazione, dovrebbe essere più sostenibile: non genera infatti alcun tipo di “farm and dump“.
Quali progetti DeFi offrono un Real Yield?
Il più noto progetto basato su real yield è probabilmente GMX
GMX è uno exchange spot e perpetual decentralizzato, con basse commissioni di swap e trade a impatto zero sui prezzi. Il trading è supportato da un pool multi-asset unico che guadagna liquidity provider fee da market making, commissioni di swap e trading con leva.
Offre una leva fino a 30x su coppie di trading di criptovalute spot come BTC, ETH e AVAX.
Il protocollo, operativo su Arbitrum e Avalanche, è composto da due token:
- GMX (utility e governance token) – Matura il 30% delle commissioni generate dalla piattaforma
- GLP (liquidity provider token) – Matura il 70% delle commissioni generate dalla piattaforma
Queste commissioni vengono pagate in ETH (se operi su Arbitrum) o AVAX (se operi su Avalanche), e non nei token della piattaforma: da qui il concetto di real yield, ovvero rendimento reale.
Un altro progetto praticamente identico a GMX, ma su Polygon Chain, è MadMex
In questo caso, il liquidity provider token si chiama MLP e matura il 70% delle commissioni generate dalla piattaforma. Oltre a maturare commissioni su MadMeX, MLP (essendo un token “liquido”) può essere messo a sua volta in staking su PolyMM, generando in tal modo doppie revenue.