Bitcoin diventa “Turing Complete”
Quando Satoshi Nakamoto ha rilasciato Bitcoin, questo era strutturato come una blockchain non turing complete, portando molti a credere che fosse impossibile creare una macchina virtuale simile a quella di Ethereum all’interno di questa blockchain. Tuttavia, il whitepaper “BitVM: Compute Anything on Bitcoin“, scritto da Robin Linus, un programmatore Bitcoin e co-fondatore di ZeroSync, dimostra che è possibile utilizzare questa blockchain come layer di base che renda possibile la creazione di una macchina virtuale, chiamata Bitcoin Virtual Machine, per la distribuzione ed esecuzione di smart contract.
"Any computable function can be verified on Bitcoin"https://t.co/Itf9UHos0C pic.twitter.com/CLQv49Ydsg
— яobin linus (@robin_linus) October 9, 2023
Come funziona?
BitVM è costituita da un insieme di regole che consentono di eseguire qualsiasi calcolo sulla rete Bitcoin. In particolare, queste nuove regole consentirebbero di suddividere il tempo di esecuzione di un’operazione specifica tra più transazioni, consentendo di fatto l’implementazione di smart contract sulla rete crittografica. L’obiettivo di BitVM è rendere possibile qualsiasi funzione potenzialmente calcolabile su Bitcoin attraverso un processo di verifica che avviene fuori dalla catena (off-chain), in modo simile all’approccio rollup utilizzato in Ethereum o al Lightning Network.
Al cuore di questa funzionalità si trova Taproot, che consente una molteplicità di possibili percorsi di esecuzione per una transazione. Questo approccio strategico, che non richiede alcun fork (hard o soft) evita molte discussioni per la comunità di Bitcoin che non si dovrà “riunire” per discutere dell’implementazione o no di questa novità.
Ethereum ha un nuovo rivale?
Come già accennato, grazie a Taproot e all’uso di Bitcoin come layer di base, è possibile creare smart contract, rendendo Bitcoin in qualche modo simile a Ethereum e ad altre blockchain simili. Tuttavia, ci sono limiti nell’uso della blockchain di Bitcoin come base per gli smart contract. Un dei dubbi maggiori è sicuramente quello legato al costo della convalida di una transazione su Bitcoin e alla lentezza dell’infrastruttura, caratteristiche che rendendo il mondo EVM di Ethereum notevolmente più efficiente, ad esempio.
Inoltre, l’interazione tra due canali, come già verificabile nella Lightning Network, rende impossibile raggiungere future implementazioni di routing e operazioni più complesse che già avvengono su alcune blockchain di ultima generazione.
In conclusione, non pensiamo che d’ora in poi Bitcoin conquisterà la scena delle blockchain programmabili, ma rimane comunque uno studio molto interessante che forse troverà qualche applicazione reale nel corso dei prossimi mesi o anni.